Giov. 31.3.2011 MELINGO in concerto
Tango Cancion
Teatro Studio
Auditorium Parco della Musica
Viale de Coubertin Roma
Posto unico: 15.00 € h.21:00
Biglietteria 892982
Daniel Melingo voce, chitarra, clarinetto
Rodrigo Guerra chitarre, oud, trombone, sega
Romain Lécuyer contrabasso
Manolo Cedron bandoneon
Diego Trosman chitarra
Aprendo la pagina del suo sito colpisce molto la frase Melingo no està loco. No, non è pazzo. E’ un musicista, un tanguero, un bohemien argentino, uno di quegli Artisti, come la leggenda vuole che siano; poeta che si danna nei bassifondi dell’anima, spinto a vivere con arte anche al di fuori della performance, come se la vita fosse il palcoscenico. E’ lui uno degli ultimi in questo mondo di musicisti scienziati più che artisti? Sicuramente una qualche forma di follia dà vita ai suoi tanghi, la stessa vena artistica che ha creato il personaggio e prima ancora l’uomo. E ancora citandolo, nella perfetta definizione di se stesso, dice: Para ser Melingo hay que caminar por la calle olfateando la poesía como un perro de presa. Hay que bailar como un látigo y cantar como una cicatriz. [trad: Per essere Melingo devi camminare per strada fiutando la poesia come un segugio. Devi ballare come una frusta e cantare come una cicatrice].
In mezzo al fumo dei locali di Buenos Aires si è sempre trovato a suo agio e per capire fino il fondo il tango è qui che dobbiamo arrivare con il pensiero e possiamo farlo, attraverso la sua voce profonda o leggendo tra le righe della sua grande personalità. E’ lui che ha dato una nuova connotazione al tango cancion più tradizionale e fondamentale per la cultura stessa del tango. Nel sottolineare, come più volte verrà detto di lui, che nella sua essenza sono presenti tracce evocative di altri artisti enormi come Tom Waits o il cantautore italiano Piero Ciampi purtroppo scomparso nel 1980, mi chiedo dunque se esista un’elite di artisti completamente immersi nella propria forma d’arte che allo stesso tempo diventa il vissuto, per tutti ugualmente ‘difficile’ e volutamente portato ai livelli più profondi dell’anima dove la sofferenza è spiritualità e allo stesso tempo ispirazione, dove la creazione finale restituisce l’immagine del dolore e della verità, che rendono grande chi ne fa tesoro. In questa elite va annoverato anche Daniel Melingo. Verrà a riportare ordine, mi auguro, in un’Italia dove la passione – quella del tango – è stata ridotta a disciplina sportiva, dove danzare è solo un modo per passare il tempo o per sentirmi meno soli.