Nei bassifondi di Buenos Aires impara il lunfardo (*) che grazie a lui diventa la lingua ‘ufficiale’ del tango. Carlos Gardel nacque oggi 11 dicembre di tanti anni fa. Da tutti è considerato il padre del tango e sicuramente ne è stato uno degli interpreti principali fino ai giorni d’oggi, con una voce riconosciuta recentemente dall’Unesco come Patrimonio Culturale dell’Umanità. Della sua vita si dice che fu’ piena di avventure e soprattutto di tango, morì in un incidente aereo, che ovviamente rattrista, ma che riporta di nuovo a un’idea di avventura e di vita veramente vissuta, le cui tracce sono presenti nelle sue canzoni, oltre 900 brani di tango che Gardel canterà e inciderà nella sua vita, intensa seppur interrotta in un momento sbagliato. Leggendo queste belle storie di un passato in cui la musica era tutta da inventare e curiosando qui e là, ho capito che proprio il primo non fu, come sempre accade. Ciò non toglie però che Carlos Gardel verrà sempre ricordato come il numero uno.
Ho trovato Pascual Contursi (1888 – 1932) coetaneo di Gardel. Contursi, autore teatrale e compositore di origine italiana, due o tre anni prima aveva iniziato a porre le basi del Tango del ‘domani’ aggiungendo i testi a brani di tango già conosciuti e proponendoli con la sua chitarra. Nel 1917 a un Gardel già famoso per alcuni spettacoli di canzone popolare argentina presentati in teatri prestigiosi, Contursi chiese di cantare un suo brano ‘Mi noche triste’. Era la prima volta che Gardel incideva un Tango-canciòn e di certo questo fatto rappresentò la fortuna del brano e segnò il passaggio a una nuova grandissima stagione per il Tango come genere musicale
LUNFARDO…(*) è un argot spagnolo utilizzato in città e nelle sue zone limitrofe del conurbano del Gran Buenos Aires. È molto frequente il suo utilizzo specialmente nelle canzoni del ballo tipico di questa città, il tango argentino. Colloquialmente, è chiamato lunfa. Le sue origini furono quelle di uno slang di prigionieri, usato nelle carceri per non farsi comprendere dalle guardie. In questo contesto si inserisce anche la creazione di una particolare forma di parlare invertendo l’ordine delle sillabe di una singola parola, chiamata vesre, ossia l’inverso di revés, che significa ‘rovescio’. Ecco che quindi, al vesre, tango risulta essere gotán, amigo dà gomía, cabeza è zabeca, etc.
mi noche triste – carlos gardel