Un talento così non può’ rimanere nell’ombra ancora per molto. Al Montreux Jazz Festival se ne sono accorti, premiandola come miglior voce nel 2011, anno in cui il signor musicista Quincy Jones era il presidente di giuria. Storica ormai la sua battuta a Chiara “Sister, you are very very talented!” . E non si può non notare che l’anno seguente, nel 2012, la stessa organizzazione del Montreux la invitò nuovamente, ma questa volta non come concorrente, ma come opener di Paco de Lucia. Caspita, mi son detta. Eppure io per sentire Chiara qui in Italia me la devo organizzare una data (sarà presto al Charity di Roma con Andrea Rea al piano, musicista che ritroviamo anche nel nuovo disco della vocalist nata a Campobasso “Motifs” che su Itunes sta andando alla grande).
Non che l’Italia non si sia accorta di Chiara Izzi, ma certamente si può fare molto di più. Il suo modo di cantare così unico eppure familiare rende veramente bene l’idea di ‘globalizzazione’ culturale, negli aspetti più fruttuosi del termine, come l’incontro di differenti culture che genera nuovi stili che solo un domani definiremo. Chiara unisce ciò che il suo paese le tramanda e le insegna, vivendolo ogni giorno, alla grande cultura afroamericana. Un cocktail incredibile già di per se, ma che la Izzi condisce con una forte personalità e con un talento naturale sul quale non si discute. Il risultato è da brividi.
In occasione dell’apertura del concerto di Paco de Lucia, nel 2012 a Montreux, Chiara porta sul palco una stupenda e personale interpretazione de “Il Pescatore” di Fabrizio De Andrè “perché volevo fare un omaggio al cantautorato italiano….poi il pescatore l’avevo preparata per la mia tesi di laurea che era sull’utilizzo jazzistico della canzone popolare italiana. (ndr Chiara è diplomata al Conservatorio L. Refice di Frosinone con il massimo dei voti ed ha una Laurea in Scienze della Comunicazione)
di Cristiana Piraino