Mettetevi comodi, chiudete gli occhi e siate pronti a partire. Alla volta dei confini tra musica scritta e quella improvvisata, alla scoperta di un percorso geografico ed emotivo che legherà i confini settentrionali e meridionali del continente Europeo.
A guidarci saranno la contrabbassista Ilaria Capalbo e il pianista Stefano Falcone. La loro è una collaborazione di lunga data e un work in progress evolutosi negli anni, che oggi li vede impegnati tra la Svezia e l’Italia a lavorare su composizioni originali, co-writing e libera improvvisazione, portando una delle formazioni jazz più tradizionali e complesse, ovvero il duo piano e contrabbasso, verso un suono fortemente distintivo. La Classica è il punto di partenza, il Jazz è nel loro cuore, nelle loro mani e davanti ai loro occhi. Così contemplano ed ammirano queste due forme di musica colta abbracciando l’idea che esse siano fortemente collegate e, caspita, lo dimostrano. E così, in un momento, il barocco entra ed esce dalle corde del contrabbasso di Ilaria mentre il piano di Stefano traccia una melodia accattivante, improvvisata ed inattesa. Infatti, separando i due ascolti, sono due musiche diverse. Se li unisci diventano una nuova sola voce
E no, non è facile spiegare la musica, in questo caso più che mai. Andate ad ascoltarli e, per favore, chiudete gli occhi e lasciatevi andare.
Saranno a Roma per due date:
Ven. 8.6.2018 h.20:00
LoaDistrict
Via Dei Durantini 90, 00157 Roma
Qui puntuali. Ingresso gratuito
Sab. 9.6.2018 h.21
Teatro Studio Keiros
Via Padova 38A, 00161 Roma
Ingresso 3€ Biglietto 12€ Sconto convenzioni e studenti 9€
D: “Ma Atlas è proprio una mappa stellare?”
R: “Si” risponde Ilaria Capalbo. “Il titolo Invisible Atlas, – prosegue la contrabbassista napoletana residente a Stoccolma – ovvero ‘Atlante Invisibile’, ha più di un riferimento. Il più evidente riguarda sicuramente la musica di questo disco, che è strettamente legata ai territori geografici che hanno formato la nostra esistenza, ma anche ai percorsi personali. In questo senso, la musica è sempre una sorta di ‘mappa’ delle emozioni, della vita e delle idee di chi l’ha creata. Una mappa che non si vede ma si ascolta.”