RICORDO L’ESTATE PIÙ BELLA: ‘LA VOCE DEL PADRONE’

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dedicato alla memoria di Rocco Coronese

Un giorno di Luglio del 1982, ore 5 di mattina, Roma. Inizia il viaggio verso la Puglia, esattamente al profondo sud del Salento. Destinazione il Ciolo. La maggior parte degli Italiani ricorderà quell’estate per un motivo calcistico. A dire il vero anche il mio ricordo in merito ai mondiali è forte, perché al gol decisivo fui lanciata su un lampadario dal signore che mi teneva sulle gambe, l’allora sindaco di Gagliano del Capo. Impatto indimenticabile, anche se all’epoca non capii bene il perché di tanto dolore fisico.

La vacanza fu stupenda. La casa era in cima agli scogli e per arrivare al mare scendevo una serie interminabile di ripidi scalini scolpiti nella roccia. Li percorrevo correndo tutte le mattine, con mia madre che urlava dietro  ‘non correre!! se cadi prendi il resto’. Non caddi mai. Il mare allora era perfetto per me e per le mie sorelle, perché a 12 anni sei ancora completamente incosciente dei pericoli e ancora follemente peter-pan. Per essere felice ti basta uno scoglio pieno di frutti di mare e un coltello da gamba. Avevo tutto e, modestamente, ingannai svariati ricci. Con un colpetto, dato delicatamente in basso, l’ignaro riccio iniziava a galleggiare staccandosi dallo scoglio e, con una bustina di plastica, il gioco era fatto. Il bel riccio che sugli scogli, bruca serenamente microorganismi, soprattutto alghe. La caccia era sicuramente la parte ‘fichissima’ della storia, ma anche mangiare il riccio appena pescato e condito con il limone è un ricordo incredibile. Le cozze invece mi facevano penare. Sono delle vere bastarde e si attaccano allo scoglio tutte insieme. Comunque, la mia testardaggine era (ed è) sicuramente più ‘cozza’ delle cozze, e in quel caldo luglio tante furono le nostre spaghettate alle cozze sciuè-sciuè. Potrei andare avanti e raccontare del torneo di calcio balilla di famiglia, dell’estate dei juke-box che sparavano ‘La colegiala’, del croccante all’amarena, dell’uva pizzuta, del gelso e de capperi selvatici, il pozzo per l’acqua, i tuffi e le stupende signore pugliesi che ti fanno assaggiare qualsiasi cosa…

Ma torniamo al viaggio, perché come dice John Steinbeck “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone“. Appunto. Proprio nell’estate del 1982 il viaggio mi regalò un altro pezzetto di me. Entrò nella mia vita una cassetta. Non saprei dire come e, infondo, non cambierebbe i fatti saperlo. La cosa più importante è che  quella cassetta venne con noi in Puglia, in quel viaggio molto lungo che da Roma ci portò a Santa Maria di Leuca.

il ciolo

Era “La Voce del Padrone” (1981) di Franco Battiato che distaccandosi da tutto quello che fino ad allora avevo sentito e provato, mi ‘obbligava’ ad ascoltarlo. Non capivo esattamente il senso di tutto quelle parole strane o misteriose che cantava, eppure così stimolanti da spingere alla ricerca, tanto meno mi rendevo conto della grandiosità musicale dell’opera. Ma il tutto mi arrivava in modo tanto deciso da indicare una nuova strada. Mi stava cambiando. In quella bellissima estate del ’82 Battiato stava influenzando e deviando il mio gusto. Ed ero arrivata a un bivio dove, per fortuna, scelsi la strada giusta. Quella della musica capace di migliorarti senza avere la presunzione di farlo. Oltre all’insegnamento, un ottimo album capace di trasmettere godimento puro. Riascoltandolo oggi è ancora più evidente. E ne sono ancora follemente innamorata.

Qualcuno all’epoca pensò che fossero solo ‘canzonette’, dopotutto pochi mesi prima Bennato aveva preparato il terreno, o forse previsto lo scivolone anni ’80, ma a questa idea sorrido e non aggiungo nulla. Invece ricercando nelle pieghe della storia oggi questo disco viene “Considerata una delle pubblicazioni più importanti della musica italiana nonché uno dei titoli migliori e di maggior successo commerciale di Battiato, ‘La voce del padrone’ fu il primo long playing a superare il traguardo del milione di copie vendute in Italia e portò definitivamente al successo l’artista siciliano. L’album rimase al primo posto in classifica per diciotto settimane non consecutive fra il maggio e l’ottobre del 1982. Ha venduto oltre 1.000.000 di copie[fonte Wiki]. Evidentemente io di quel milione, ne possedevo una.

Era l’inizio di quei caldi e morbidi anni ottanta. Anche se fummo circondati da musica italiana abbastanza di merda, scusate ma in altro modo non saprei come definirla, c’è stato chi ha saputo interpretare l’epoca in modo eccellente, così come ha fatto Battiato con La voce del padrone. Basti pensare ai testi che con cinica ironia fotografano perfettamente la decadenza del momento, “c’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero”.

In fine c’è un’immagine che domina su tutti i miei ricordi: superata l’autostrada, sulle vie provinciali della Puglia, strette dai campi di grano ingialliti di luglio avanzato dove il rosso della terra, alternandosi al giallo accecante e al verde fresco delle chiome degli ulivi secolari del Salento, creava un susseguirsi di contorni molto forti; con i finestrini abbassati e il vento in faccia, circondati da tanta bellezza noi che cantavamo in coro ‘Sul ponte sventola bandiera biancaaa….”

BRANI

Summer on a Solitary Beach
Bandiera bianca
Gli uccelli
Cuccurucucù
Segnali di vita
Centro di gravità permanente
Sentimiento nuevo

… ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo

di C.Piraino

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