DEDICATO A BILLIE – LUCIO TURCO 5ET AL PLATZ

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Lucio Turco in un set dedicato a Billie Holiday. Le più belle canzoni della grande vocalist, icona del jazz, nel tempio del jazz romano. Merc. 1.3.2017 Alexanderplatz jazz Club  Via Ostia 9 – Prati

Anna Mazzeo voce
Gabriele Manzi Piano
Fabio Fochesato contrabbasso
Lucio Turco Batteria

La bella ragazza sorridente con il fiore sulle ventitré, icona di un’epoca e ancor di più di un genere musicale, se dici Billie dici Jazz, nella sua esistenza è stata un’anima tormentata dalla stessa vita. La vicenda umana di bambina povera, nata da genitori adolescenti che non se ne curarono, è solo l’inizio di una vita difficile, piena di cadute e brevissima.

Lady Day muore in ospedale a soli 44 anni per insufficienza respiratoria e problemi legati a vari tipi di abusi; dall’alcool alla droga, aveva forse scelto una condizione di oblio mentale. Ma come darle torto infondo. Da neonata ‘abbandonata’ a forza nelle mani di una parente strega, a bambina di soli dieci anni ripetutamente violenta, a giovanissima prostituta ad Harlem, dove sua madre era ballerina, che a sua volta bambina la mise al mondo a soli 13 anni. LA SVOLTA. Per arrotondare faceva qualche lavoretto di pulizia nelle case del quartiere incluso il bordello, ma qui non si faceva pagare perché in cambio la proprietaria le lasciava ascoltare i dischi di Bessie Smith e Louis Armstrong. Un’attrazione che le cambio di certo la vita, ma che quando la polizia scoprì il bordello, le costò anche qualche mese di prigione.

A questo punto aveva solo quindici anni – e già le era capitato di tutto. Ciò che più fa riflettere è forse l’idea di un’infanzia vissuta nella solitudine, nel senso più pratico del termine. Ma la ragazza aveva la musica nel sangue e nella testa e così, dopo aver assaporato il gusto l’amaro delle patrie galere, tornò ad Harlem, questa volta cercando un ingaggio da artista e non da prostituta. E’ proprio in questo momento che Eleanora Fagan – questo era il suo nome di battesimo – diventò Billie Holiday – Billie come una famosa attrice Holiday come suo padre. Non ci vuole un esperto di psiche per leggere, nella scelta del nome d’arte, tutta la sofferenza di un’adolescente sfortunata. Tant’è che Billie Holiday fu. Ad ascoltarla per caso, scoprirla e lanciarla fu il cognato di Benny Goodman. Billie aveva 18 anni, tutto il resto è storia.

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Quel fiore sulla testa, messo su un’acconciatura che fece tendenza e che – a quanto pare – cambiò il modo di pettinarsi delle signore nere, ad un certo punto si appassì. La ragazza con lui. Beveva, si drogava e forse non voleva mantenere la lucidità e la sensibilità verso i fatti e le cose intorno a lei, a favore invece di un mondo ‘perfetto’, l’oblio, dove il sogno o meglio l’allucinazione curavano le ferite dell’anima, ma ne aprivano di nuove, fisiche.

Gli ultimi mesi prima di morire sono un susseguirsi di rivelazioni ‘mediche’ – cirrosi epatica, problemi al fegato e disturbi cardiovascolari, uso e abuso di droghe e alcool. Billie già non c’era più e tutti sapevano delle sue condizioni, il che sembra aver pesato nuovamente sulla sua condizione mentale di persona sola e, sebbene circondata da collaboratori ed alcuni amici, la piccola Billie non ebbe una famiglia neanche nell’ultima ora.

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Alexanderplatz Jazz Club
since 1984 in Rome
Info & Reservations 06 8377 5604
prenotazioni.alexanderplatz@gmail.com
Open doors: 20:30 Live music: 21:30
#dinner #restaurant #livemusic #jazz
http://www.alexanderplatzjazzclub.it/

Event Calendar : http://bit.ly/2dDSRno
Admittance // Ingressi http://bit.ly/2glb8oP
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di Cristiana Piraino

EXTRA  il coccodrillo del New York Times del 18.1.1959, all’indomani della morte

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