IL PERFORMER SOSPESO TRA TERRA E CIELO

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Foto: fatta da me nel 2008 nella hall del Palau de la Musica Catalana, a Barcellona. Purtroppo non ricordo il nome dello scultore. Ricordo molto bene cosa rappresenta. L’atteggiamento che si dovrebbe avere verso la musica.


Raccolgo il ‘grido’ di Francesco Redig de Campos che riflette sulla propria condizione di musicista contemporaneo.  La dura ascesa per diventare musicista, i lunghissimi anni di studio, l’interminabile gavetta, lo sfruttamento dell’indotto, l’indifferenza dell’opinione pubblica, la diffidenza degli ordini costituiti, l’ignoranza involontaria del pubblico.  Sento di voler amplificare e semmai aggiungere alle sue parole, perchè condivido gran parte del ritratto che fa dei nostri tempi veramente simile alla realtà. E tutto per dire, ma poi negare in conclusione, di non far studiare musica alle generazioni future, onde evitare loro le umiliazioni e le delusioni che ne deriverebbero. In questo trovo un forte richiamo a rispondere come appassionata di musica e come madre. E scrivo a Francesco, che personalmente non conosco, con questa pagina del mio blog, perchè la cosa si fa seria e non ho capito bene, ma alla fine questi figli li facciamo studiare o no?
  >> rispondo a questo articolo [‘Non fate studiare musica ai vostri figli’ pubblicato il 20.6.2012 sul web Globalist]

La rabbia invece la capisco bene. Tuttavia devi considerare che a volte facciamo quello che non possiamo evitare di fare. La musica come l’arte per esistere deve prima di tutto essere generata da una pulsione interiore che spinge inevitabilmente alla creazione. Non si può fare un calcolo a tavolino, nè un genitore può influenzare nel bene o nel male una simile attitudine, in quanto tale. Posso portare esempi, di musicisti ex-impiegati e anche ex-ingegneri. Alla fine ha vinto lei, la Musica. Di certo c’è anche qualche musicista che  ha mollato per diventare assicuratore, ma forse era sbagliata la scelta iniziale. Inoltre non possiamo non considerare le mille variabili che nella vita di ogni giorno si verificano. Non  puoi prevedere il percorso che la goccia farà cadendo sulla foglia, fino al momento stesso in cui cadrà. Per non parlare poi del fattore C oltre  a quello X. Quindi, aspetti negativi inclusi se devi, sarai un musicista, una cantante o un compositore e, guarda un po’, navigherai nello stesso mare dei molti spinti dal solo desiderio di affermazione (o di apparizione televisiva) più che da una vera pulsione. Ma tanto chi fa musica seguendo degli schemi otterrà un prodotto mai una pozione magica. E siccome la storia ci trasmette da sempre la musica migliore, non mi preoccuperei più di tanto anche se uno come Cecchetto dopo vent’anni ristampa un lavoro già all’epoca discutibile di Max Pezzali, perchè so che la sua scia si esaurirà con questa epoca, un tempo in cui paradossalmente continuiamo a seguire con convinzione la scia dell’opera di uno come Battisti. Giustizia fatta.

Penso comunque che il tuo sfogo sia giustificato. Ciò che descrivi è il quadro reale della situazione. Ci penso sempre anche a come uscirne. Tutti i musicisti che incontro ogni giorno non fanno che lamentarsi, giusto. C’è rabbia in giro per il non fatto che si potrebbe fare.  Ognuno ha una soluzione in mente e pensa che sia la cosa migliore. Da qui nasce frustrazione che intravedo anche nelle tue parole e che senza dubbio vive oggi l’artista, anche il più affermato. I motivi li racconti tu stesso. Tuttavia mi fermo per una pausa riflessiva sul fatto che potremmo vedere le cose in modo diverso. Sarebbe l’inizio  del possibile cambiamento per stare meglio, diciamo più comodi. Non possiamo tornare indietro a fermare il tempo, possiamo solamente essere flessibili. E accettare, anche se non ci piace, che oggi è il pubblico a influenzare la musica, mentre prima era la musica ad influenzare le coscienze. Da un certo punto di vista, tutto ciò è abbastanza drammatico. Ma, essendo noi qui ora, perchè non sfruttare il vantaggio che la situazione offre, e pensare di invertire nuovamente il trend restituendo alla  Musica un ruolo guida artistico e sociale. Insegnare Musica a tutti sin da bambini è una possibile strada di apertura, perchè solo attraverso un approccio accademico vero se ne comprenderanno le difficoltà. Formare un pubblico colto e capace di distiguere un’opera d’arte dal puro intrattenimento. A scuola tutti studiamo Italiano, ma solo pochissimi diventeranno scrittori da grandi, tutti gli altri però sapranno leggere i libri. Solo coraggiosi e impavidi musicisti (nati) riusciranno a superare le difficoltà entrando di diritto nell’olimpo dei Performers. Dice la profezia, fatta in casa da me. Tu, essere superiore creativo, tirerai fuori quello che hai dentro e lo metterai sul pentagramma. Tu lo amerai come un figlio tuo. Poi iTunes farà il resto.

Per chiudere ti voglio raccontare un aneddoto. Una psicoterapeuta della musica una volta mi disse che uno dei problemi che affronta spesso con i musicisti suoi pazienti è il gap emotivo che si crea tra il momento della creazione artistica e i momenti di vita reale, fatti di gesti terreni. I performer, ancor di più i compositori, nel momento della creazione sono come sospesi tra cielo e terra perchè un artista per dare vita a un’opera deve innalzare la prorpia anima verso l’immensità di un mondo non terreno, ma spesso l’atterraggio è duro.

Sosteniamo la musica!

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