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E’ bene ricordare i detti popolari, come ‘Dare un un colpo al cerchio e uno alla botte’. Nel mese scorso è divampata la polemica intorno all’argomento ‘jazz come parte o meno cultura italiana’ a seguito di una presunta dichiarazione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi. Ovviamente gli animi jazz si sono scaldati parecchio e da giornale a giornale, vedi sopra La Stampa, hanno fatto rimbalzare la notizia circa la sospensione dei fondi pubblici a favore o contro il più importante Festival italiano di Jazz che dal 1973 si svolge in Umbria, incrementando un sentimento negativo in quanti, musicisti e addetti ai lavori, fanno parte di questa categoria già fin troppo sottovalutata. Io stessa, dalla mia pagina Facebook, dimostrai risentimento verso Ornaghi. Tuttavia andando a cercare bene per capire esattamente come stanno le cose, ho trovato un interessante comunicato del MiBAC stesso, pubblicato sul loro sito istituzionale. In primo luogo il comunicato smentisce (e ne siamo sollevati) la bruttissima frase attribuita al ministro Ornaghi il quale non ha affermato, che il jazz “non è espressione diretta della cultura italiana”, ma cosa ben più importante mette in chiaro i veri motivi per i quali il finanziamento a Umbria jazz è stato sospeso. Ovvero, secondo il comunicato, per mancanza dei requisiti necessari a ricevere un finanziamento. Vi invito a leggere il comunicato.
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COMUNICATO
Con riferimento a quanto apparso negli ultimi giorni sulla stampa in merito all’esclusione della manifestazione Umbria Jazz dal contributo ministeriale per il 2012, si rendono necessarie le seguenti rettifiche e precisazioni. Il Ministro Ornaghi non ha mai inviato una lettera a sua firma a Umbria Jazz. Non ha dunque mai scritto, né tantomeno affermato, che il jazz “non è espressione diretta della cultura italiana” secondo quanto riportato da un quotidiano quest’oggi. Tale affermazione non corrisponde in nulla alle convinzioni del Ministro, ed è altresì smentita da tutte le azioni adottate dall’Amministrazione in materia di spettacolo dal vivo, sia nel passato sia in questo anno finanziario.
Va altresì precisato che al Ministro per i Beni e le Attività Culturali non compete l’assegnazione dei contributi economici, essendo tale compito amministrativo affidato dalla legge alla Direzione generale per lo Spettacolo dal vivo, la quale ripartisce la quota destinata alle attività musicali ai numerosi organismi che presentano istanza, sulla base di uno specifico parere adottato dalla Commissione consultiva per la Musica.
Le manifestazioni di jazz vengono correntemente sovvenzionate se in armonia con le disposizioni che regolano la materia (legge 14 agosto 1967, n. 800, e Decreto ministeriale 9 novembre 2007) e se giudicate rispondenti ai requisiti di qualità adottati dalla predetta Commissione consultiva per la Musica, come per tutte le altre manifestazioni di spettacolo. Quest’anno la medesima Commissione ha reso parere favorevole al sovvenzionamento di ben 17 manifestazioni dichiaratamente di jazz (nel 2011 esse furono 15). Molte altre manifestazioni sostenute dal Ministero contengono nei loro programmi importanti avvenimenti jazzistici.
Tali manifestazioni, dunque, sono sempre state apprezzate positivamente e sostenute economicamente dal Ministero. Quanto al caso specifico, si rende noto che l’istanza presentata dalla “Fondazione di Partecipazione Umbria Jazz” di Perugia non è stata ammessa all’esame qualitativo della Commissione Musica in quanto priva del requisito di cui all’art. 4, comma 2, del Decreto ministeriale 9 novembre 2007 (carenza dei tre anni di attività dalla data di costituzione dell’organismo richiedente il contributo, alla data della domanda fissata al 31 gennaio 2012) ed altresì del requisito di cui all’art. 12, comma 1, lett. b, del medesimo Decreto (esclusività della figura del Direttore artistico che risulta in comune con l’Associazione Teatro Mancinelli di Orvieto). Per lo stesso ultimo motivo alla Associazione orvietana è stato conseguentemente negato il contributo. Si tratta di norme certamente severe, ma che da moltissimi anni regolano i contributi ai settori dello spettacolo dal vivo. [Roma, 6 novembre 2012 Ufficio Stampa MiBAC Tel. 06.67232261] _____ fine comunicato
Ne deduco che nessuno abbia messo in dubbio il JAZZ in quanto non cultura. Anzi, il Jazz viene sostenuto, come viene sostenuta la professionalità e chi fa le cose fatte secondo le regole. Nero su bianco i ‘tecnici’ del governo Monti, che saranno pure brutti e cattivi ma i calcoli li sanno fare, ci stanno dicendo che il jazz italiano è gestito con superficialità, se una grandissima istituzione non riesce a risponde ai requisiti di qualità adottati dalla Commissione consultiva per la Musica, cito il comunicato, e mi chiedo allora perchè una Fondazione così importante si deve comportare come un gestore di pub alle prime armi al quale fanno la multa per canna fumaria mancante! Sono dettagli? non lo so, dobbiamo avere dubbi. Certamente Umbria jazz è uno dei festival più importanti nel mondo di cui dobbiamo esserne fieri. Va preservato, sostenuto ma di riflesso Umbria Jazz deve sostenere il jazz dimostrando professionalità e democrazia nelle scelte artistiche.
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GLI ARTICOLI E IL DECRETO ‘GALEOTTI’
art. 4, comma 2, del Decreto ministeriale 9 novembre 2007
2. Nessun soggetto può essere ammesso a contributo se non ha svolto almeno tre anni di attività nel settore musicale, ad eccezione delle attività ordinarie promosse da enti territoriali ed istituzioni ed enti pubblici. La Commissione individua prioritariamente le risorse da destinare alle nuove istanze.
Art. 12, comma 1, lett. b, del Decreto ministeriale 9 novembre 2007 (ma leggiamo anche il punto 1)
12. Festival e rassegne.
1. Può essere concesso, ai festival di cui all’art. 36 della legge 14 agosto 1967, n. 800, e alle rassegne di rilevanza nazionale od internazionale che contribuiscono alla diffusione ed al rinnovamento della musica e allo sviluppo della cultura musicale, anche in relazione alla promozione del turismo culturale, e che comprendono una pluralità di spettacoli, nell’ambito di un coerente progetto culturale, realizzato in un arco di tempo limitato ed in una medesima area, un contributo, che riveste carattere integrativo rispetto ad altri apporti finanziari, in misura non superiore al centocinquanta per cento di questi ultimi, se ricorrono le seguenti condizioni:
a) programmazione di almeno dieci spettacoli con prevalenza di soggetti italiani e per la restante parte anche di qualificati soggetti stranieri;
b) direttore artistico di prestigio culturale e di capacità professionale specifica, in esclusiva rispetto ad altri festival;
c) sovvenzione di uno o più enti pubblici.