Esperanza e Raphael, due artisti giovani e grandi, attraverso i quali forse è possibile intravedere un nuovo orizzonte.
Nel giorno in cui Esperanza Spalding ha vinto il Grammy Award 2011 come la miglior New Artist, battendo anche il favorito idolo delle ragazzine Justin Bieber, possiamo dire che finalmente una speranza c’è. Siamo forse più vicini a compiere quel cambiamento in fondo culturale e rafforzare la nostra capacità di comprendere la musica. Il sound di Esperanza, seppur accattivante, è molto sofisticato e le due cose insieme possono trasmettere il desiderio di ‘ascoltare’ nel modo migliore. Si tratta di rompere schemi piuttosto radicati, ma un tale riconoscimento al jazz è un primo segnale che qualcosa si sta muovendo.
Il ciclo della musica contemporanea si trova nuovamente in fase crescente e sembra che il pubblico si avvicini anche a generi più elaborati, come il jazz ad esempio, che ovunque sta vivendo una nuova primavera. Nel regno del pop, la vittoria della contrabbassista americana, ’a little old jazz musician’ come lei stessa si definisce, può essere interpretata come una nuova tendenza ad apprezzare armonie più raffinate e a valorizzare il sound rispetto all’ immagine. Un passo avanti per noi e, per la prima volta dall’alto della classifica, una piccola jazzista dell’Oregon guardando in giù, troverà quell’intruglio tecnologico di Lady Gaga.
“I certainly did not expect to even be considered for that type of nomination. Me being a little old jazz musician and everything.” E.Spalding
Nello stesso giorno e sul filo dell’entusiasmo per un Grammy Award che potrebbe avere un valore socio-economico in quanto premia una intera categoria, perchè non credere che uno come Rapahel Gualazzi, voce e piano jazz di strabiliante bravura, possa compiere il miracolo e imporsi in un festival di (quasi tutte) canzonette. Con Follia d’Amore, brano ispirato alla grande tradizione jazzistica, Gualazzi sarà una delle otto nuove proposte di Sanremo 2011. Per Gino Castaldo è un discendente di Buscaglione, Conte e Tom Waits, per Caterina Caselli un nuovo giustissimo investimento da fare. Gualazzi però deve rimanere uguale a se stesso, senza cambiare nulla e continuare il suo discorso, rischiando, così come ha sempre fatto dal momento in cui ha scelto il jazz. Sarebbe un errore il contrario, proprio quando una parte di pubblico comincia forse a capire la differenza.
“.. se tutti quanti siamo in orbita nella follia ..” R. Gualazzi
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