LIBRO. Musica, Tecnologia e Legge

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La tutela giuridica delle opere musicali digitali
di Deborah De Angelis, Giuffrè Editore

Il mondo della musica sta attraversando un momento di grande cambiamento e innovazione tecnologica, con il nascere continuo di nuovi sistemi per la produzione e canali di distribuzione di ogni tipo. È il giusto riflesso della rivoluzione digitale che caratterizza il mercato, in questi ultimi anni.. Le innovazioni comportano miglioramenti tecnologici e contribuiscono ad accelerare i processi di produzione e distribuzione delle opere musicali digitali. In questo vortice di eventi diventa fondamentale per chi opera nel settore e per chi acquista o distribuisce, conoscere le norme relative ai problemi giuridici, economici e sociali che inevitabilmente possono scaturire dall’utilizzo delle nuove tecnologie.

“La tutela giuridica delle opere musicali digitali” dell’Avvocato Deborah De Angelis, Giuffrè Editore, analizza in modo sintetico i vari aspetti della questione, ponendo l’accento sul rapporto tra musica, tecnologia e legge. Con un occhio puntato all’Europa e alle normative esistenti in materia, descrive attentamente la legge italiana sul diritto d’autore, affronta la tematica, tanto discussa, del Digital Rights Management e dei modelli alternativi per l’amministrazione dei diritti digitali, evidenziando i fattori che hanno messo in crisi il diritto d’autore. Infine descrive il ruolo degli organi di collecting nella Società dell’Informazione, con particolare riguardo alla SIAE.

Da anni Deborah De Angelis segue questo particolare settore del diritto. Una devozione nata dalla sua passione per la musica, così grande da volerne fare oggetto del proprio lavoro, e che l’ha portata ad Amsterdam presso l’Institute for Information Law, a frequentare un master sulla legge che regola i copyright internazionali.  

“…nell’epoca attuale, grazie all’evoluzione digitale, il diritto d’autore sta acquisendo una sempre maggiore importanza rispetto al passato, tanto che si sente il bisogno di riconoscergli una propria autonomia d’insegnamento, tale da non vederlo più relegato nell’ambito dello studio del diritto industriale. Allo stesso modo la musica che è stata sempre, e solo, ricompresa nella disciplina delle varie opere tutelate dal diritto d’autore; oggi, grazie anche all’evoluzione digitale merita, a pieno titolo, una propria trattazione autonoma.

…. Mi ci è voluto molto tempo per scrivere questo libro, soprattutto per il minuzioso lavoro di ricerca delle fonti e delle informazioni. Lo ritengo un valido strumento per tutti coloro, quali autori, artisti, produttori, consumatori e, non da ultimi, operatori del diritto, vogliano approfondire le norme giuridiche poste alla base di questo settore che ancora oggi è sconosciuto o di difficile comprensione….”

Il volume fa parte della Collana Diritto delle Nuove Tecnologie diretta da Vincenzo Franceschelli ed Emilio Tosi

CONTACTS: http://www.ddastudiolegale.it/

Adozioni, un vero scambio di doni.

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Invito a leggere l’editoriale relativo all’universo delle adozioni scritto dall’Avvocato civilista Rosamaria Montone, esperta in diritto di famiglia. (rosamaria.montone@gmail.com)

Roma 27 febbraio 2008

Adozioni “stile Stati Uniti”? E’ questo l’interrogativo che emerge dalla storia di Juno, giovane adolescente americana del Minnesota, nata dall’immaginazione della scrittrice, ora sceneggiatrice, Diablo Cody, e portata sullo schermo dal regista Jason Reitman. Da anni, infatti, negli Stati Uniti, accanto all’adozione “chiusa”, o legittimante, che si svolge sotto il controllo pubblico, si sperimenta un modello adozionale nuovo, “aperto”: attraverso delle apposite agenzie, i genitori biologici, soprattutto la madre, ancora prima di partorire, entrano in contatto con la famiglia adottiva, stabilendo sin dal principio, attraverso un accordo, le condizioni alla cui stregua si concede il nascituro in adozione, riservandosi, di solito, il diritto di visita al minore secondo scadenze concordate tra le parti. La sua peculiarità consiste proprio nel mantenimento di un rapporto tra madre (o famiglia) biologica e minore adottato, la cui intensità è regolata da un accordo preventivo fra le parti. Un vero e proprio “servizio a pagamento”, poiché dette agenzie hanno diritto ad una percentuale dalle famiglie, e provvedono a pagare tutte le cure e l’assistenza medica delle mamme in attesa. Si tratta, in buona sostanza, di un’adozione “privata”, perché estranea all’intermediazione ed al controllo pubblici e che costituisce un notevole incentivo all’adozione per la famiglia d’origine; e, complessivamente, un espediente che, in assenza di intermediazione pubblica, agevola l’incontro tra “domanda e offerta” di bambini adottabili, rappresentando per la donna in difficoltà, anche un’alternativa proponibile all’aborto.

Del tutto differente la disciplina in Italia, ove tutto avviene sotto il controllo e l’intermediazione delle istituzioni. Per chi intendesse adottare un bambino, questo è l’iter: presentazione della dichiarazione di disponibilità all’adozione, verifica dei servizi sociali e affidamento preadottivo (per le adozioni nazionali, che fanno riferimento al Ministero di Giustizia, Dipartimento giustizia minorile); decreto di idoneità, incarico all’ente autorizzato, incontro del minore nel suo paese d’origine, ingresso in Italia della nuova famiglia (per le adozioni internazionali, che fanno riferimento alla Famiglia, e dunque, alla presidenza del Consiglio, ove ha sede la CAI – Commissione Adozioni Internazionali). Un sistema, quindi, “chiuso”, benché la legislazione in materia sia caratterizzata da una rinnovata percezione dei diritti del minore (diritto di espressione e di ascolto del bambino da parte delle istituzioni, introduzione del principio del contraddittorio fin dalle prime fasi del procedimento per la dichiarazione di adottabilità del minore, possibilità per l’adottato che abbia compiuto i 25 anni di età, di accedere alle informazioni sulle origini), in aderenza a quanto emerso nel corso di alcune Convenzioni internazionali (Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, Convenzione dell’Aja del 1993, Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei minori sottoscritta a Strasburgo il 25 gennaio 1996). E malgrado non siano mancate proposte dirette a verificare la possibilità di applicare la cosiddetta “adozione mite” (2003, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bari). La necessità pratica di affidare il primo contatto ad un intermediatore, di solito, un’agenzia privata, tuttavia, può nascondere il rischio di uno sfruttamento economico della donna in difficoltà, da una parte, della famiglia che aspira all’adozione, dall’altra. In secondo luogo, c’è il rischio che in tal modo si incentivi l’adozione, o addirittura, la nascita dei bambini più richiesti sul mercato, bianchi, sani, appena nati: ha fatto molto scalpore negli Stati Uniti la notizia di una coppia che ha deciso di “restituire” il figlio adottivo, perché affetto da squilibrio mentale, anche se il bambino ha rifiutato di essere disadottato (in America, infatti, a differenza dell’Italia ove è sufficiente che una coppia dichiari che non intende più continuare l’adozione perché il Tribunale per i minorenni sospenda la potestà genitoriale dei due genitori adottivi ed affidi il minore ad una casa famiglia, perché il bambino venga “restituito” occorre necessariamente il consenso di quest’ultimo). E’ notizia di questi giorni la presentazione a Strasburgo da parte del Vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer-Buquicchio, della bozza della nuova Convenzione europea sui diritti dei minori, indirizzata a tutti i ministri europei responsabili delle politiche familiari e della giustizia, diretta a creare una piattaforma comune di procedure adottive, armonizzando le leggi nazionali degli stati membri dell’unione, con tante novità importanti. Anche l’Italia, quindi, una volta che la Convenzione sarà approvata, dovrà adeguarsi, modificando la legge attualmente in vigore. Verso un sistema sicuramente più “aperto”. Ma che limiti quella che è stata definita “la fabbrica delle adozioni che produce figli” e consideri che “…adottare un bambino è una grande opera di amore. Quando la si compie, ti dà molto, ma anche si riceve molto. E’ un vero scambio di doni…” Giovanni Paolo II.

 

 

ROMA. Pattinare tra le auto d’epoca – Fiera Fuoriserie

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Sab 12. La giornata è un po’ nuvolosa a Roma e il caldo umido appesantisce l’aria ma ogni tanto il venticello porta un po’ di primavera sufficiente a rendere i bimbi inquieti tra le quattro mura.  E credo che l’inquilina del piano di sotto non ne possa più di sentirsi pattinare in testa.. mi arrendo e li porto fuori. Vorrei vedere l’esposizione di  Auto d’epoca  allestita  alla  Fiera di Roma,  soprattutto perchè lì si può pattinare tra gli enormi viali che dividono  gli  stand,  dettaglio non  da poco,  considerando la movimentata compagnia, armata di pattini e monopattini (nello slang di Bea: uovopattino). Arriviamo e parcheggiamo comodamente che quasi non mi sembra di stare a Roma e anche la fila per i biglietti dura un secondo. Entrando nei padiglioni si ha un colpo al cuore, alla vista di tante auto meravigliose,  e anche i bimbi, pur privi di condizionamenti di tipo sociale, sono sorpresi e felici. Poi, come attratti da un miraggio, ci avviciniamo ai veicoli dalle cromature perfette che viene voglia di mettere in moto e soprattutto di sognare.

Sono delle vere signore macchine, come non desiderarle. Un’Alfa Romeo 6 cilindri coupè color amarena mi fa l’occhiolino e io mi sciolgo… poi c’è di tutto ferrarari rosse, porsche di tutti i modelli e colori anche verdi arancioni e gialle, cadillac rosa, jaguar .. le rolls .. la chevrolet, le triumph e poi le fiat che hanno fatto la storia dell’auto in italia come la prima 500, quella con lo sportello antivento.  Ce ne sono talmente tante che andiamo da stand a stand velocemente. Mentre i bimbi vengo di presi dall’effetto biliardo, esattamente quando la palla bianca colpisce le palle colorate e quelle si spargono in direzioni diverse.

Sul fondo del padiglione alle 15:00 inizierà un’asta d’auto, ci sono già le macchine in bella mostra e le sedie messe in file, insomma è tutto pronto. Incuriosita dalla compostezza della situazione mi chiedo se esiste un profilo di amatore di auto d’epoca, e se c’è, qual’è? Un collaboratore della casa d’aste Luzzago, con il quale ho scambiato un paio di battute sul tema, sostiene che tra le ragioni che spingono all’acquisto la passione è al primo posto e l’investimento all’ultimo, in mezzo c’è una lista di valori individuali e soggettivi, anche se ammette che il prezzo di queste vetture aumenta con il passare del tempo. Quindi sono anche un investimento. Non per tutti però, ci tiene a sottolineare.. Va bè, per oggi non compro..

  

Nel secondo padiglione abbiamo incontrato le forze dell’ordine, gli eroi per  eccellenza nell’immaginario infantile, con alcune delle auto storiche di polizia e vigili del fuoco. Innamoramento a prima vista per tutti i piccoli presenti che fanno la fila per salire sul camion rosso dei pompieri, e farsi fotografare con il casco in testa.. mi chiedo che male ci sarebbe se mi mettessi in fila anche io. E poi sono così gentili i pompieri con i bambini, diciamo che sentono la responsabilità  e non deludono mai le aspettative. Ci piacciono parecchio. La gita è quasi finita, perchè la mia resistenza ha un limite e a questo punto mi dovrei procurare un paio di pattini oppure levarli a loro. Comunque continuiamo a scivolare tra i veicoli in direzione dei viali di uscita. E qui la cosa più buffa della giornata: la faccia del tipo allo stand Porsche quando ha visto piombarsi Checco in monopattino alla velocità di zorro.. Il terrore negli occhi! Certo che è ora di tornare a casa.