MASTERCLASS: GLEN VELEZ (4 GRAMMY) & LOIRE COTLER

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Dagli Stati Uniti due grandi artisti per un evento rarissimo in Italia. Glen Velez, leggendario percussionista americano (4 Grammy), vero guru dei tamburi a cornice. Loire Cotler, Rhythm Vocalist, è una vocal artist diversa da chiunque altra. La sua gamma vocale ed il repertorio si espandono attraverso definizioni culturali e stilistiche.

Il 20 maggio in occasione dei 2 concerti a Roma, 19 e 20 maggio al AlexanderplatzGlen e Loire terranno una masterclass presso il centro di formazione musicale Percentomusica in Via dei Cessati Spiriti 89. Il Workshop sarà basato sul ritmo ed è aperto a tutti, di interesse particolare per gli strumenti a percussione e per cantanti


COSTI & INFO
20 maggio 2017 dalle ore 14
Via dei Cessati Spiriti 89 Roma
€40,00 quota di partecipazione
PRENOTAZIONI Luca Nostro ☎️ 3924914992

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BLACKSTAR E IL JAZZ CONTEMPORANEO

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Ho chiesto al mio amico musicista, e bravissimo scrittore di cose di musica, Luca Nostro, di raccontarmi il suo punto di vista sull’incontro fortuito tra David Bowie e il jazz di Donny Mccaslin che ha prodotto l’ultimo meraviglioso disco del Duca Bianco “Blackstar”. Un post da leggere tutto d’un fiato. Grazie Luca

Quando ho saputo che Donny Mc Caslin con il suo fantasmagorico gruppo (Jason Lindner, Tim Lefebvre e Mark Guiliana, con l’aggiunta di Ben Monder alla chitarra) stava lavorando al nuovo disco di David Bowie, a parte realizzare che sarei potuto arrivare a Ziggy Stardust con una sola persona in comune (!), ho pensato a quando ho visto Donny per la prima volta con il suo gruppo quasi dieci anni fa alla Jazz Gallery a New York. In quel momento ho deciso che sarebbe diventato la voce della mia musica e che avrei inciso il mio primo disco da leader con lui. Poi negli anni successivi ho avuto la fortuna di conoscerlo meglio e di suonarci anche insieme anche dal vivo, una persona mite e serena ma con un’urgenza espressiva fuori dal comune, sempre e comunque al servizio della musica e della canzone.

Nel suo linguaggio ritmico e nel suo suono si annidano quelle sfumature che tengono insieme il jazz con il funk, il due con il tre, il rock con la canzone d’autore.

Ho sempre pensato che se il mio gruppo preferito, i Led Zeppelin, avessero avuto bisogno di un sassofonista sarebbe per forza dovuto essere lui, aggressivo e tagliente, avvolgente. Con questo gruppo una sera al 55 Bar c’era la stessa primordiale violenza di un concerto degli Zeppelin al Whisky a Go Go, prima con Antonio Sanchez alla batteria e poi con Mark Guiliana che in un momento di trance fece quasi a pezzi il charleston. Ma la cosa sorprendente fu vederli la mattina successiva nel glorioso studio Systems Two, dove stavo mixando un disco, riprendere dal punto in cui avevano smesso poche ore prima, ma questa volta in cuffia e senza altro pubblico che i microfoni e i pannelli vari della sala ripresa.

Per questo non mi ha sorpreso che David Bowie, insieme al suo produttore Tony Visconti, abbia scelto questo gruppo per il suo testamento musicale, Blackstar, disco bellissimo e pieno di vita perché vicino alla morte. Con semplicità la popstar inglese è diventato un altro membro della band, immagino il relax e la creatività che si respirava in quello studio. E ha dimostrato che cosa significa abbandonare le proprie certezze proprio quando si sa di dover morire, per cercare ancora una volta di dire qualcosa che non è stato ancora detto, altrimenti meglio il silenzio.  La musica di Donny e del suo gruppo ne esce trasformata, distillata, in un pop d’avanguardia in cui l’improvvisazione sembra scritta e la scrittura sembra improvvisata. Merito di quel Grande Ascoltatore che è David Bowie, che ha la grazia del genio e la leggerezza di una voce diafana e penetrante, che approfitta dei suoni per dire parole sommesse e universali, rimanendo a volte in primo piano, altre volte sullo sfondo, ma sempre dentro la musica. Due camaleonti che si incontrano non prendono mai lo stesso colore, non hanno bisogno di mimetizzarsi l’uno con l’altro. Ma rimangono pur sempre due camaleonti.

 

di LUCA NOSTRO
febbraio 2016

 

CHITARRA, STRUMENTO GUIDA DELLA MUSICA CONTEMPORANEA

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Mi piacciono i feedback. Ce ne sono troppo pochi oggi in rete e sui giornali. Per questo mi tiro le orecchie, ma fatelo anche voi amici blogger e giornalisti. Ne avevo parlato la scorsa settimana, annunciando che sarebbe stato un evento a dir poco unico. E lo è stato, vuoi per la presenza on stage di 60 chitarre e 20 bassi dell’Orchestra di Chitarre Frets, e con loro la PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretta magistralmente da Tonino Battista, ensemble figlia della fondazione romana con dei grandissimi interpreti europei, ma soprattutto per la presenza di questo incredibile chitarrista, Stef Burns che insieme alle sue ‘prime’ chitarre, Luca Nostro, Luca Costantini, Massimo Colagiovanni, Paolo Ceccarelli, affermano il ruolo leader della chiatarra nella muusica contemporanea.

Il 5.12 ci sono stati momenti di musica importante, di cui potete assaporare il gusto in questo video pubblicato sul canale Youtube del chitarrista americano

>> post di presentazione

 

di CRISTIANA PIRAINO

STEF BURNS INCONTRA LE 100 CHITARRE

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Merc. 5.12.2012
Michele Tadini – Stef Burns “K_446″
PMCE diretta da Tonino Battista con Stef Burns

Orchestra di Chitarre Frets e PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble
Auditorium Parco della Musica
Sala Sinopoli h. 21:00 € 15,00

Stef Burns, chitarra solista
Luca Nostro, Luca Costantini, Massimo Colagiovanni, Paolo Ceccarelli, guitar leaders
Giovanni Pallotti, bass leader
Peppe Marino, batteria
Tonino Battista, direttore

In collaborazione con il centro di formazione musicale Percentomusica, il 5 dicembre va in scena il terzo appuntamento della Stagione Contemporanea dedicato alle 100 chitarre elettriche: dopo il sold out di Glenn Branca e l’appuntamento con Rhis Chatham ci aspettiamo un altro momento indimenticabile. L’opera, frutto della collaborazione del compositore Michele Tadini e del compositore e chitarrista (di Vasco) Stef Burn, gioca sulle note di un tema musicale proprio di Vasco Rossi, (si vede che è l’anno su0) puntando sugli effetti sorprendenti dell’improvvisazione e della presenza di ben 80 strumenti, le 60 chitarre e i 20 bassi della PMCE diretta da Tonino Battista

Note su Stef Burns [fonte uff stampa] (vero nome Stephan Birnbaum) è nato a Oakland nel 1959. Nel 1979 entrò a far parte della sua prima vera band: gli Omega. Nel 1986/87 Stef suonò con i Berlin e andò nuovamente in tour attraverso America, Giappone ed Europa, in coincidenza con la pubblicazione della colonna sonora del film Top Gun col brano “Take My Breath Away. Seguirono tour e collaborazioni con Michael Bolton, con Alice Cooper, con Judas Priest e i Motorhead, con Ozzy Osborne, Megadeth e Faith No More. Il suo primo live con Vasco è datato 1995, a San Siro. Il suo matrimonio nel 28 maggio 2011 è stato celebrato da Vasco Rossi. La chitarra principale più usata è una Fender Stratocaster Custom Shop 1991.

di CRISTIANA PIRAINO

TESLOTRONIK TRIO, ispirati da Tesla

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Ven. 18.5.2012
TESLOTRONIK TRIO
Music Inn  h.22:00
Largo dei Fiorentini 3
[zona Lungotevere dei Sangallo]
Castel S. Angelo

Opening act Different 4th@Music Inn

Teslotronik Trio
Luca Nostro Compositions, guitar, electronic
Feliciano Zacchia PIano & Keys
Davide Pentassuglia Drums

Il nuovo trio teslotronico (nome ispirato a Nikla Tesla, il geniale fisico, inventore e studioso di elettromagnetica del secolo scorso) di Luca Nostro presenta una rielaborazione elettronica delle sue composizioni tratte dal disco Ulrich – Orkaan 2007, registrato con Donny Mc Caslin, Francois Moutin e Dan Weiss, di alcune nuove composizioni che saranno pubblicate su un disco di prossima uscita e di brani più conosciuti della popular music contemporanea. L’assenza del contrabbasso da un lato obbliga gli altri strumenti a colmare le frequenze mancanti, e dall’altro libera lo spazio per un’improvvisazione collettiva in cui viene superata la classica distinzione tra solista e ritmica.

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Aprono la serata i Different 4th
Nicola Tariello Tromba
Luca Costantini  Chitarra
Gian Paolo Bertone Basso
Francesco Merenda Batteria

Guest Sara Jane Ceccarelli Voce

Il progetto unisce musicisti provenienti da differenti esperienze artistiche. Un repertorio variegato che comprende: brani originali, composizioni di jazz moderno e musica brasiliana, nel quale accattivanti melodie mediterranee incontrano la musica d’oltreoceano.

MORE INFO

Jazz Club, Restaurant & Lounge: Storico tempio del jazz nazionale ed internazionale, che dal 1971 ha ospitato artisti del calibro di Chet Backer, Charles Mingus, Ornette Coleman, Sonny Rollins, McCoy Tyner, e che all’inizio del 2011 ha riaperto la sua attività inaugurando una nuova stagione di concerti, artisti, cultura e divulgazione con nomi importanti nel mondo del jazz.  Telefono 06 6880 6751  e-mail info@musicinn.eu  Sito Web http://www.musicinn.eu

LUCA NOSTRO & MARTHA COLBURN. NYC

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Sabato 4/6/2011
MARTHA COLBURN & FRIENDS

live music and film
Anthology Film Archives
New York City
32 SECOND AVE
h. 20:00 

>> Facebook Event

Luca Nostro ci segnala che, dopo il concerto al MAXXI dello scorso 19 Maggio con la PMCE, suonerá di nuovo con Martha Colburn a NYC il prossimo 4 giugno. Per chi si trova da quelle parti sará un’ottima occasione di vedere all’opera un grande virtuoso italiano della chitarra, oltre che Nostro corrispondente da NY.

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Pete Robbins Quartet@Cornelia Street Cafè di NY

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Pete Robbins Quartet@Cornelia Street Cafè di NY by cristiana.piraino

di Luca Nostro da NY city

Pete Robbins Quartet
Pete Robbins alto saxophone, compositions
Jacob Sacks piano
John Hebert bass
Dan Weiss drums

Ieri sera (sabato 23 aprile) ho visto un altro grande concerto, questa volta al Cornelia Street Cafè. Era di scena il Pete Robbins Quartet Pete Robbins è un grandissimo improvvisatore, ma improvvisa poco, cosa non consueta per un fiato. E’ comune da queste parti che i band leader lascino molto spazio agli altri musicisti. Il motivo è semplice: qui si fa quasi esclusivamente musica originale, perciò la cosa più bella per un compositore è sentire come gli altri vedono e interpretano la propria musica.

E poi spesso è più divertente, dopo un tema molto complesso e ‘forte’ come lo sono quelli di Pete Robbins, insistere sull’interplay collettivo e sugli incroci tra strumenti.

Come quello tra piano e batteria, che nel caso di Dan Weiss e Jacob Sacks è ormai diventato uno stile improvvisativo, dopo anni e anni di collaborazione in progetti propri e soprattutto al fianco di David Binney. Questo modo di concepire l’improvvisazione è meno prevedibile rispetto al jazz classico in cui lo schema tema-soli-tema può diventare ripetitivo, perché basato fondamentalmente sullo stesso giro armonico.

Qui invece la struttura del tema spesso non è quella su cui si improvvisa (che di solito è molto più semplice) e, come nella tradizione della musica classica, le dinamiche e le variazioni timbriche hanno un ruolo primario.

Nir Felder Quartet @ 55 Bar di NewYork

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Nir Felder Quartet @ 55 Bar  by cristiana.piraino
Nir Felder Quartet @ 55 Bar

di Luca Nostro 23.4.2011

Nir Felder Quartet @ 55 Bar

Nir Felder, Guitar (nella foto)
Kevin Hays, Keys
Scott Colley, Bass
Nate Smitz, Drums

Prima segnalazione della mia breve corrispondenza pasquale da New York.

Giovedì 21 aprile Nir Felder, giovane chitarrista in forte ascesa di Brooklyn, ha inaugurato la sua residenza al 55 Bar, uno dei templi, ormai da anni, della nuova musica newyorchese.

Partiamo dal suono, veramente notevole, morbido e penetrante. Caldo e consistente, come nel jazz contemporaneo (vedi Kurt Rosenwinkel e Johnathan Kreisberg), ma ottenuto, in controtendenza con quanto avviene di solito, con la Stratocaster, invece che con semiacustiche di vario genere. E allo stesso tempo potente aggressivo e “naturale”, come nel rock più classico, evitando le sofisticazioni della fusion anni novanta. Questo è il primo importante elemento di originalità, la voce di Nir Felder, che si traduce nella sua musica, fatta di ingredienti semplici e puri, ma complessa nella costruzione formale e ritmica.

Questa è un pò la caratteristica delle nuove avanguardie newyorchesi, definite di volta in volta, come contemporary jazz, progressive jazz o nuova fusion. Da un lato grande disinvoltura su tempi e strutture complesse, come nella fusion tradizionale, dall’altro una sensibilità pop rock che propone riff e temi semplici, essenziali ed accattivanti, che interessano e coinvolgono anche l’ascoltatore meno esperto.

In questo scenario, Nir Felder aggiunge bellissime atmosfere alla Coldplay e un linguaggio improvvisativo molto ricco e fantasioso. Dei suoi compagni, merita una particolare menzione il grande Scott Colley, testimone silenzioso e imprescindibile di alcuni dei più innovativi progetti degli ultimi anni, che ha sempre il grande merito di tenere insieme tutto quello che gli capita sotto le orecchie!

Ma perché gruppi come questo non li vediamo più spesso in Italia? Domanda retorica e oziosa giusto?!