
foto di Laura Pietra
Il 15 giugno ad Aosta si è svolta la serata per l’assegnazione del Premio MOGOL, per le più belle parole del 2009, trasmessa da Rai Uno a tarda notte ieri 22 giugno.
Ha vinto Povia con il testo Luca era Gay. La giuria, con a capo Mogol, composta da Arnaldo Colasanti, Oliviero Beha e Marcello Veneziani, ha voluto premiare questo cantautore con una motivazione, stupenda, letta sul momento dallo stesso Mogol, di cui vi riporto qualche parola “Racconta un fatto di vita, usando la prima persona. È un testo sincero, senza retorica: una poesia che non nasce dall’ispirazione talentuosa ma dall’esposizione di una verità quotidiana. Povia ha intinto la penna in un inchiostro molto simile ad un liquido che ci scorre nelle vene”.
Un incredibile colpo di scena, dopo le polemiche dei mesi scorsi e dopo l’accantonamento della pratica da parte dei mass media, me compresa, che aveva fatto scivolare Povia in un comodo dimenticatoio. La motivazione di Mogol mi ha fatto ricordare che non c’è solo il bianco o il nero, ma che le sfumature nel mezzo sono infinite. Parole forti che mi hanno fatto pensare o forse ripensare. ‘L’opinione pubblica – dice Mogol – non è pronta ad una visione più umana e vera di questo aspetto della vita’.
I finalisti insieme a Povia per l’edizione 2009 del Premio Mogol sono stati Egocentrica di Simona Molinari, Tutto l’universo obbedisce all’amore di Franco Battiato, Il Paradiso dei calzini di Vinicio Capossela, A te di Jovanotti, vincitore lo scorso anno con Fango, e Sincerita di Arisa.
Non poche le polemiche scaturite in seguito a questa assegnazione. Prima fra tutti quella di Franco Grillini, presidente Nazionale di Gaynet, che commenta così “Per noi il testo di Povia ‘Luca era gay’ è orrendo, ideologico, clericale, sgangherato. Impregnato da psicologismo da quattro soldi e per di più smentito da tutte le associazioni degli psicologi e degli psichiatri. Con quale criterio si da un premio a una canzone? Quello musicale o quello stilistico o addirittura l’orecchiabilità? Con Mogol, che ha passato una vita a dire che lui non è di destra ma non se ne vergogni, caro Mogol, abbia il coraggio di ammetterlo, che male c’è? Il criterio è quello ideologico e di valutazione del testo”.
“Su una cosa siamo d’accordo con Mogol – continua Grillini – e cioè che ‘Povia ha intinto la penna in un inchiostro molto simile al sangue’ perché quell’operazione politico mediatica ha fatto danni molto seri alla comunità, alle persone omosessuali e alle loro famiglie instillando l’idea folle e sbagliata che l’omosessualità sia ‘curabile’ e ‘reversibile’ come una malattia”.
Che dire? Non sono daccordo del tutto con Grillini. Innanzi tutto non possiamo riportare sempre i discorsi sulla politica. Anche perchè i gay essendo persone come altre, sono un po’ di destra e un po’ di sinistra. Parlando invece del testo di Povia io credo che voglia rappresentare una realtà, non tutte. E’ vero, a volte ci sono situazioni familiari molto pesanti che portano chi le subisce ad azioni estreme. Ma ognuno di noi sa nel fondo del suo cuore come sono andate le cose. Ogni persona, ad un certo punto della vita, può farsi due conti e con la maturità capire alcuni perchè. Nel testo di Povia, in fondo, non si parla di malattia o di guarigione, ma si parla di una persona che ha fatto un percorso. Chi si è sentito minacciato da queste parole, evidentemente non ha ancora ben chiaro in mente il proprio obiettivo.
Durante il cammino Luca ha avuto tante cose, finchè ha capito quello che voleva veramente. Ma non capita a tutti questa cosa? Quanti di noi hanno cambiato percorso nella vita, persona, studi, città e sesso. Ciò significa che siamo soggetti a possibili cambiamenti, per quella ricerca di felicità che tutti inseguiamo e che, nello specifico, il Luca di Povia ha trovato accanto ad una donna. Ma poteva essere anche il contrario.
Quanti gay, se non altro in passato, costretti dalle pressioni sociali e psicologiche del proprio contesto familiare sono stati portati ad avere un matrimonio con una donna, per poi trovare in tarda età la felicità accanto ad un uomo. Tutto sommato è la stessa cosa. Solo che forse ha ragione Mogol quando dice che non siamo ancora pronti a parlare di questi temi.

‘So che è un brano che a Sanremo ha creato molte polemiche – spiega Mogol – ma è un premio che porta il mio nome e va assegnato con coscienza. La canzone racconta un fatto di vita usando la prima persona. E’ un testo sincero, senza retorica. E’ stata la canzone che di più tra le altre mi ha chiuso la gola, mi ha fatto commuovere per la sua disarmante naturalezza.’
NOTA per RAI UNO: (anzi più che nota è un appello). Le manifestazioni come il Premio MOGOL, rappresentano la nostra Cultura e la Nostra storia. Mogol è un poeta. Con lui è cambiato il modo di parlare insegnandoci con le sue canzoni a dire con parole semplici la Verità – quella della vita normale, quella di tutti noi. Merita di essere condiviso da tutto il pubblico italiano. Non è possibile che questi momenti vengano trasmessi in orari impossibili, quando i giovani dormono come pure la maggior parte dei lavoratori. Rai Uno negli orari più fruibili continua a trasmettere inutili, quanto più noiose scene di politici che litigano e che fanno male alle nostre menti.